Descrizione del Sarcofago degli Sposi – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

“Il diritto alla bellezza dell’Arte. Il modellino tattile del Sarcofago degli Sposi”, “progetto sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese” e con il contributo finanziario dell’Associazione di Volontariato Museum – ODV.

IL SARCOFAGO DEGLI SPOSI

Datazione: 530-520 a.C.

Materiali: Terracotta

Misure: altezza 140 cm; lunghezza 202 cm; larghezza 70 cm

Provenienza: Cerveteri, Necropoli della Banditaccia

Il sarcofago degli sposi, capolavoro assoluto dell’arte etrusca, è l’opera più fortemente identitaria del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Risale a circa 2.500 anni fa e fu realizzato a Cerveteri, l’antica Caere, città importantissima dell’Etruria meridionale costiera e precocemente ellenizzata.

E’ un’urna di terracotta di dimensioni colossali e in origine dipinta, di cui esiste un esemplare gemello al Louvre, proveniente anch’esso da Cerveteri e di pressoché identica cronologia.

Al pari delle urne di ben più ridotte dimensioni che costituivano una produzione caratteristica delle botteghe di Cerveteri nei decenni finali del VI secolo a.C., si compone di una parte inferiore a forma di letto (la kline), in cui venivano deposte le ceneri dei defunti, e di una parte superiore che in questo caso rappresenta una coppia di coniugi semidistesi a banchetto su un letto ornato di fregi vegetali e provvisto di un voluminoso materasso rivestito da una coperta.

L’uomo cinge amorevolmente le spalle della compagna con il braccio destro; ha il torso e i piedi nudi, mentre la donna è perfettamente abbigliata e indossa accessori caratteristici dell’abbigliamento femminile etrusco: il copricapo rotondo (tutulus) e i calzari con le punte rivolte all’insù (calcei repandi).

Gli oggetti che i due sposi avevano in mano sono perduti, ma per analogia e confronto con quanto noto dalle urne di minori dimensioni e anche dalle pitture funerarie possiamo immaginare che l’uomo avesse nella mano destra una corona, oppure una ghirlanda, o ancora una coppa per bere vino e che invece la donna avesse nella mano destra un vasetto per profumi ed è dunque possibile che stesse versando gocce di un unguento profumato nella mano sinistra dello sposo.

Possiamo perciò dire che gli sposi di questo sarcofago evocano al tempo stesso il cerimoniale del banchetto, che gli Etruschi avevano assimilato dai Greci, ma anche il rituale funerario dell’offerta del profumo.

In ambito funerario si riteneva infatti che gli oli profumati preservassero le carni dalla corruzione e perciò, in senso traslato, fossero dispensatori di immortalità.

Il sarcofago è anche una preziosa testimonianza del ruolo della donna nell’ambito della società etrusca, ove, a differenza di quanto avveniva nel mondo greco, era del

tutto normale che le donne partecipassero non solo ai banchetti, cosa assolutamente impensabile nel mondo greco, ma anche ad altri avvenimenti importanti della vita sociale, privata e pubblica.

Dott.ssa Maria Paola Guidobaldi – Lettura di Valerio Terribili